Nelle residenze per anziani e disabili la crescita del costo del gas ha portato a un aumento delle bollette del 60%. Impennata anche dei costi per cibo e personale. Degani (Uneba): servono compensazioni ma nessuno ci pensa.
LUCA CEREDA
I prezzi dell’energia sono in continua ascesa. Mentre la crisi del gas non accenna a placarsi, anzi, a pagarne le conseguenze non sono solo le famiglie e le imprese.
A fare i conti con l’aumento dei costi della corrente ci sono anche le strutture che si prendono cura di anziani e disabili.
In Lombardia ci sono più di 700 residenze sanitarie per anziani, per oltre 73mila posti tra Rsa e centri diurni.
Più di tre quarti di questi servizi (il 77%) viene realizzato dal privato sociale, il non profit.
Una ricerca appena effettuata da Uneba Lombardia sull’aumento dei costi del primo semestre del 2022 lancia l’allarme: «Le bollette sono cresciute in media nei primi 6 mesi del 2022 del 60%, ma anche i generi alimentari pesano sulle strutture quasi il 10% in più.
Abbiamo stimato per ciascun servizio socio sanitario per anziani e disabili una perdita media di 160mila euro.
Ma diversamente dall’epoca Covid non sembra che governo e regioni stiano pensando a meccanismi compensativi», spiega il presidente di Uneba Lombardia-una delle principali organizzazioni del Terzo settore in ambito sociosanitario e assistenziale-,Luca Degani. I dati emergono da una rilevazione effettuata nel primo semestre del 2022 su 100 di realtà - delle 450 attive - associate a Uneba in Lombardia.
Tra gli aumenti c’è anche il costo del personale sanitario che è cresciuto del 3.50% rispetto all’anno scorso: questo fenomeno sta avvenendo nelle Rsa e Rsd lombarde perché molti professionisti sono passati al pubblico per via delle assunzioni per la nuova sanità territoriale (come le Case di comunità): «In questo modo, oltre a dover tamponare lo spopolamento dei propri servizi, il non profit deve pagare di più i nuovi assunti perché essendoci scarsità di risorse, sale il costo della prestazione»,illustra il presidente di Uneba Lombardia. Ad aumentate per le Rsa sono anche i costi del cibo del 9.26% e della lavanderia del 6.55%, per arrivare all’incremento relativo alle utenze che sono cresciute in media del 60.93%.
Questo significa che, a livello complessivo, il sistema di cura socio-sanitaria degli anziani in regione ha già accumulato circa 160milioni di euro di perdite dall’inizio dell’anno: «Nel 2021 l’emorragia economica di ogni ente ammontava in media a 300mila euro.Il dato sul 2022 resta preoccupante perché, diversamente da quanto accaduto nei primi due anni di pandemia–aggiunge Degani –, non sono previsti meccanismi compensativi a supporto del settore».Negli scorsi due anni le difficoltà economiche peri servizi socio sanitari dedicati ad anziani e fragili sono state causate dal calo delle presenze, che ha riguardato tutti i servizi, soprattutto quelli residenziali per il blocco degli ingressi, ma anche quelli diurni e domiciliari. «Allora la Regione aveva fatto in modo di riconoscere il cosiddetto "vuoto per pieno" pagando anche le mancate entrate,e sostenendo le perdite delle strutture. Quest’anno invece, vista la migliore situazione pandemica, le presenze in struttura e le ore di servizi erogati sono saliti,pur essendo ancora al di sotto dei livelli pre-Covid. In sostanza, le entrate sono le stesse del 2019, ma le Rsa hanno avuto un enorme aumento di costi energetici, alimentari e di personale», spiega Degani. Il sistema degli aiuti per il caro-energia ad oggi riguarda solo le imprese e le attività energivore, non prende in considerazione le realtà di cura degli anziani,«c’era una proposta in Commissione bilancio in Parlamento per attivare il credito d’imposta per ilTerzo settore. Ma non è andata in porto», conclude Degani.